Termini Imerese (Italia)

 



Termini Imerese (Tèrmini in siciliano) è un comune italiano di 24 918 abitanti della città metropolitana di Palermo in Sicilia.

È uno tra i più importanti comuni della città metropolitana di Palermo, da cui dista 33 km. Sede di distretto giudiziario, è un importante snodo ferroviario e marittimo grazie alla presenza di una stazione ferroviaria ben collegata con il territorio e di un ampio porto mercantile.

Culturalmente interessante per via delle vicine rovine di Himera e dell'antiquarium ad esse connesso, per la presenza di numerose e interessanti chiese, di ruderi di periodo romano e di reperti preistorici, nonché per l'annuale festività del Carnevale termitano, uno dei più antichi d’Italia, ed erede diretto dell'antico Carnevale di Palermo. Nella parte bassa della città, nel cuore del centro storico termitano, si trova lo stabilimento termale del Grand Hotel delle Terme, dove sgorgano pregiate acque di derivazione vulcanica note sin dall’antichità.

Nel suo territorio, e in quello dei vicini centri di Sciara e Caccamo, è accolta la Riserva naturale orientata Monte San Calogero, un'area naturale costituita dal sistema montuoso del San Calogero, che si erge tra la costa del Golfo di Termini Imerese e il fertile e pianeggiante territorio circostante. Nella zona est del territorio imerese è presente un'importante zona industriale, conosciuta per l'ex stabilimento Fiat, in cui sorge la centrale Enel "Ettore Majorana". A Termini Imerese vi sono numerose chiese. 

Resti di edifici romani furono visti in passato presso il Duomo, e identificati senza motivo con la casa di Stenio: si trattava probabilmente di costruzioni pubbliche annesse al Foro. A quest'ultimo appartiene verosimilmente un grande portico scoperto nel secolo scorso lungo il fianco sinistro del Duomo e la via del Belvedere: trattasi di un edificio allungato (m 130 x 18,40), preceduto da una gradinata con un colonnato a est e una serie d'ambienti ad ovest, pavimentati in signino, databile tra il II e il I secolo a.C.

Un altro monumento superstite della città si trova nella Villa Palmeri (o Municipale). Si tratta di resti di un edificio in opera cementizia, con paramento a blocchetti; falsamente identificato con la curia. Non lontano è l'anfiteatro, uno dei tre conosciuti in Sicilia (oltre a quelli di Siracusa e di Catania): esso occupa la zona compresa tra via Garibaldi e via San Marco, dove un gruppo di case ne ha conservato la pianta. È in gran parte realizzato con paramento a blocchetti in opera cementizia, e presenta un doppio ambulacro, fatto notevole per un edificio così piccolo (m 98 x 75 circa). La cavea era in parte scavata e in parte costruita: resta una parte dell'ordine inferiore delle arcate, visibile sul lato occidentale (in via Anfiteatro). Non sappiamo se esistessero ordini superiori. L'anfiteatro, come gli altri simili della Sicilia, fu probabilmente realizzato in età augustea, in relazione con la deduzione della colonia.

Negli stessi anni, e nella medesima occasione, dovette essere costruito l'acquedotto, il più importante e meglio conservato dell'isola. Le sorgenti si trovano 5 km ad est della città, alle falde del Monte San Calogero. Qui, in località Brucato, si possono ancora vedere i resti delle due vasche di decantazione. Il passaggio del torrente Barratina avveniva in località Fontana Superiore.

In un primo tempo dovette essere realizzato con un sifone lungo circa 600 m, del quale resta il castello di compressione a pianta esagonale, ben conservato, alto m 15,60 e poggiante su uno zoccolo quadrato di m 6 di lato. Su cinque dei lati si aprono finestre, e dal lato E partiva il condotto. Su questa torre era un tempo una grande iscrizione, ora scomparsa: aquae Cornealiae ductus p. XX. L'ultima indicazione ("venti piedi") corrisponde forse all'area di rispetto ai lati del manufatto.

Più tardi sembra che l'acquedotto passasse più a valle: in contrada Figurella è ancora visibile un ponte a doppio ordine di arcate (in origine nove nell'inferiore, quindici nel superiore: due archi per ogni ordine sono crollati), alto 14 m. La struttura, in opera cementizia con paramento in blocchetti, è la stessa dell'anfiteatro e della curia, e mostra d'appartenere allo stesso progetto edilizio, nel quale non si può identificare quello della colonia augustea.

Nei pressi della città, presso il fiume San Leonardo, sorge il ponte omonimo, fu ricostruito per la settima volta dal 1721 al 1723 sotto il regno di Carlo VI d’Asburgo dall'architetto Agatino Daidone. All'ingresso del ponte sorge un'iscrizione in latino che ne attesta la sestupla ricostruzione.

Di notevole interesse nell’ambito dell’archeologia industriale gli edifici ottocenteschi nei pressi del porto che erano la sede dell’impresa di Pasquale Mormino, una delle principali realtà economiche della città all’epoca.

La Biblioteca Liciniana è la biblioteca comunale di Termini Imerese; istituita il 17 maggio del 1800, su iniziativa dal sacerdote Giuseppe Ciprì e, successivamente, chiamata “Liciniana”, dallo pseudonimo di Mopso Licinio che egli stesso aveva scelto entrando nell'Accademia euracea. La biblioteca nel 2009 possiede un patrimonio di 102.000 volumi e un archivio di atti risalente al XVI secolo.

Nel Museo Civico, installato nell'ex-ospedale dei Fatebenefratelli (in via del Museo Civico, di fronte al Duomo), sono esposti numerosi ed importanti reperti provenienti dalla città e dal suo territorio. Tra questi, otto teste leonine della sima del Tempio della Vittoria a Himera; due leoni in tufo del Foro; un mosaico con pesci; ritratti imperiali (ritratto giulio-claudio; di Agrippina maggiore; di Domiziano; di una dama traianea; statue togate). Inoltre, la ricchissima collezione epigrafica. Tra i dipinti il trittico del 1453 raffigurante la Madonna che allatta il Bambino ritratta tra San Giovanni Battista e San Michele Arcangelo, dipinto proveniente dalla chiesa di Santa Maria della Misericordia, opera attribuita a Gaspare da Pesaro.


Voto alla città:7
Anno della foto:2010

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