Montaquila (Italia)

 


Montaquila è un comune italiano di 2 282 abitanti della provincia di Isernia in Molise. L'abitato sorge su un colle che domina la valle del Volturno. Dista 13 chilometri da Venafro e 15 da Isernia.
Il borgo medievale risale al X secolo. Il castello fu costruito nel 1074 circa dal conte Ugone di Venafro, che ebbe il feudo dall'abate Desiderio di Montecassino. Il feudo fu poi dei D'Angiò famiglie, tra i quali i Pandone (XV secolo), e i Caracciolo. Il borgo, in fase di decadenza dagli anni '60 per lo spopolamento, è arroccato su un colle roccioso. In cima vi è il castello, di cui si conservano parti di mura e due torri circolari. Si accedeva mediante una piattaforma distrutta, di cui rimane la Porta Vecchia di accesso, ad arco a tutto sesto. Le case sono legate fra loro, in un complesso fortificato che riveste tutta la cresta del colle. Verso l'esterno, quasi a strapiombo verso il burrone, vi è la piccola chiesa.
La chiesa medievale fu ricostruita nel 1663 e poi nel 1888. La forma attuale è neoclassica per quanto riguarda la facciata con architrave a Tempio greco. Il resto dell'esterno è in pietra grezza. Interno a navata unica con cimeli dell'epoca barocca tra i quali i monili in oro.

Si conservano tre torri della cinta muraria. Una delle torri, maggiormente conservata, è suddivisa in due livelli da una cornice. Possiede una finestra e merlature sulla sommità.

Una seconda torre è diventata una cappella privata di delle famiglie storica del luogo, la famiglia Rossi.


Voto alla città:5
Anno della foto:2020

Ferrazzano (Italia)



Ferrazzano è un comune italiano di 3 175 abitanti in provincia di Campobasso, da cui dista circa 3,2 km; sorge su di un'altura a 872 metri m s.l.m. e il suo toponimo potrebbe essere derivato dal Longobardo Fara di Azzone.
La chiesa arcipretale dell'Assunta non ha una data di costruzione precisa anche se alcuni elementi architettonici risalgono ai secoli XI e XII come la memoria dell'anno 1065, scolpita nel soprarco della porta maggiore ancora esistente, e quella del 1169, oggi scomparsa, che si trovava in una pietra del vecchio campanile. In origine la chiesa era a tre navate e gli archi dividevano quella centrale dalle altre due in cui erano le cappelle. Aveva un campanile che "si rimirava a trenta miglia di distanza", crollato a causa di un fulmine del 1658. La saetta causò gravi danni all'intero edificio per cui nel 1726 esso venne integralmente ristrutturato e ridotto a una sola navata, con la sopraelevazione del soffitto, espediente quest'ultimo non riuscito perché realizzato senza rafforzare i muri laterali di sostegno. Quell'errore tecnico ha causato ulteriori interventi di cui l'ultimo nel 1962 dietro interessamento dell'Arciprete Mons. Giovanni Cerio. Con questi ultimi lavori la chiesa dell'Assunta subisce una revisione generale con la pittura della volta da parte dell'artista Giovanni Passeri. Sulla stessa volta esistevano figure dipinte dall'artista campobassano Amedeo Trivisonno nel 1927. Attualmente sette altari arricchiscono le pareti laterali con le statue, tutte di pregevole fattura, di San Rocco, della Vergine, di Sant'Antonio, di San Michele, del Santissimo Crocifisso, del Sacro Cuore di Gesù, di San Giuseppe. Quest'ultima statua è opera di Paolo Saverio di Zinno, artista campobassano del 1700. Il portale della chiesa risale al 1200 ed è affiancato da due colonne molto sottili, sormontate da capitelli in stile corinzio. Essi reggono un arco finemente lavorato e ricco di motivi floreali. Nella lunetta, invece, è raffigurato un grosso volatile nell'atto di beccare il cibo, simbolo dei fedeli che si nutrono dei beni celesti. Nella fascia intorno vi sono scolpiti girali con foglie e fiori alternati mentre una seconda fascia, aggettante, in parte corrosa dal tempo, presenta un intreccio complicato di viticci con due animali in basso. L'iscrizione corrosa dal tempo, visibile su una pietra a destra del portale, testimonia l'antico ius patronatus del comune sulla chiesa. All'interno della chiesa, c'è una scala a chiocciola che porta all'organo li si trova un fonte battesimale che risale al XIII secolo. Della scultura risaltano il classico Agnello crucifero, decorato con motivi stilizzati, in mezzo una fascia a zig zag che parte dalle bocche di due animali posti lateralmente in basso. Finemente lavorato risulta l'arco tribolo, incorniciato a sua volta con foglie stilizzate, immerso in effetti di morbido chiaroscuro. Nella fascia superiore una fascia decorativa presenta tralci di viti ad andamento curvilineo con foglie, grappoli e due figurine umane, non statiche, intente alla vendemmia; all'angolo destro è scolpito un mascherone dalla cui bocca partono altri tralci che ornano l'intero prospetto. Tra i capitelli, variamente lavorati, interessante è quello frontale a destra con tre foglie d'acanto, ricurve stilizzate alla maniera gotica. Tra le foglie risaltano la figura di un vescovo o di re, un cammello simbolo della mansuetudine, una pia donna che reca nella mano destra una corona ed ha la sinistra sul petto: un'altra figura tenta di colpire un volatile. Il pulpito è realizzato in marmo color terra di Siena.
Il castello, di origine normanna, venne ricostruito tra il 1498 e il 1506 in seguito alla sua precedente distruzione durante il terremoto del 1496. Esso, completato agli inizi del XVII secolo, rappresenta il tipico tentativo degli architetti del '500 di convertire la rude ed austera fortezza medievale in confortevoli palazzi signorili. Le due torri cilindriche laterali e le mura sono di circa 40 cm di grossezza e un tempo erano serviti da scalini in pietra. Esse si levano dal suolo a scarpata. Quella di destra, fornita oggi di un piccolo terrazzino, ha perso il suo camminamento di ronda. La seconda invece, detta del Giurato, fa ancora bella mostra di sé anche se risulta modificata nella parte superiore per essere stata utilizzata come serbatoio dell'acqua del Sambuco all'inizio del secolo. Il lato a mezzogiorno si innalza sopra un dirupo che scopre la valle circostante ed ha rappresentato da sempre una posizione ottimale di difesa per la popolazione. Si accede al castello tramite un ponticello in pietra che sostituì quello levatoio in legno, caduto in disuso, alla fine del XVII secolo, durante il dominio del duca Antonio Vitagliano detto il Vecchio. L'ingresso, con arco a sesto ribassato e con in mezzo lo stemma dei Carafa-Molise (tre cappelletti fra due sbarre a destra, a sinistra le insegne di Porzia De Capoa, moglie di Gerolamo), rappresenta l'originale. In alto al centro l'elegante cornice in pietra locale con l'iscrizione dedicata al Carafa. Il cortile è ben proporzionato e risente dello stile tardo-rinascimentale. Lo arricchiscono una cisterna e alcuni stemmi araldici di famiglie gentilizie che ebbero in baronia Ferrazzano. l'ultimo Duca di Ferrazzano è Antonio Moccia di Ferrazzano il quale nel 2008 ha lasciato il titolo alla figlia Mathilde insieme al titolo di baronessa di Sant'Angelo a Cupolo.

Voto alla città:6
Anno della foto:2020

Villa Santa Lucia (Italia)

 


Villa Santa Lucia è un comune italiano di 2 606 abitanti della provincia di Frosinone situato nel Lazio meridionale, ai piedi di Monte Cairo, sul versante ovest di Montecassino.

Reperti dell'età paleolitica e neolitica sono stati scoperti in località Santa Scolastica (così chiamata perché luogo di annuali convegni fra la santa ed il fratello San Benedetto, e teatro, il 6 febbraio 547, del miracolo detto "della pioggia", di cui si ha menzione da San Gregorio Magno) e di epoca romana, rinvenuti nelle frazioni dei: Pittoni e Piumarola.

Chiamata anticamente Villa di Piedimonte (Villa Pedemontis), se ne hanno tracce documentali a partire dal 1052, quando è registrata come facente parte del territorio di Aquino; in seguito passò a quello di Montecassino. Il territorio è ricco di testimonianze dell'età del monachesimo abbaziale.

Gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, il paese è oggi un centro agricolo e industriale ed ospita: la Chiesa Benedettina del Colloquio (risalente al VI sec.), il Santuario Francescano della Madonna delle Grazie (XVI sec.), il Cimitero Napoleonico (tardo XIX sec.), la Chiesa Parrocchiale di S. Lucia V. M. (XVIII sec. ma risalente al XVI sec.), i resti del castello di Piumarola e quelli del castello di Sant'Angelo in Fortunula, la chiesa diroccata di San Nicola della cicogna, questi ultimi e due eremi Benedettini.


Voto alla città:5
Anno della foto:2020

Bozburun (Turchia)



Bozburun è una piccola località balneare con un proprio comune nel distretto di Marmaris, nella Turchia sudoccidentaleLa popolazione permanente è di circa 2.000 abitanti. Il comune è situato sulla costa della penisola omonima (Penisola di Bozburun) che si estende parallelamente alla penisola di Datça a sud.

Il comune è famoso per la pesca, per le spugne e per l'apicoltura e sono i principali mezzi di sostentamento per i suoi abitanti. Il suo miele di timo è famoso in tutta la Turchia. Il piccolo ma grazioso porto è una delle tappe chiave della popolare rotta del turismo nautico di Blue CruiseIl suo mare incontaminato è circondato da calette. Bozburun è anche ben nota nella regione per i suoi caicchi di costruzione, alla pari di Bodrum e Güllük.

Nei tempi antichi, la regione di Bozburun era famosa per le sue cave di marmo, che è all'origine di una delle spiegazioni date per il nome Marmaris. Le cave furono in attività fino al XIX secoloIl marmo è stato un prodotto di esportazione molto importante per l'intera regione dell'attuale provincia di Muğla da secoli, con ricche riserve che vanno dall'antica Knidos all'estremità della penisola di Datça fino alle moderne installazioni nell'entroterra di Kavaklıdere in piena attività fino ai giorni nostri. Al momento non ci sono cave a Bozburun, ma si stanno conducendo ricerche facendo riferimento a documenti e tracce storiche, per localizzarle.


Voto alla città:7
Anno della foto:2018

Gries Am Brenner (Austria)

 


Gries am Brenner è un comune austriaco di 1 329 abitanti nel distretto di Innsbruck-Land, in Tirolo.
La città è famosa per la presenza di molte chiese storiche, prima tra queste, la Chiesa della Visitazione della Beata Vergine Maria (Pfarrkirche Mariä Heimsuchung). La presenza di una chiesa a Gries fu documentata nel 1531 anche se veniva citata precedentemente. Nel 1634 fu costruita una chiesa, presso la locanda "Am Gries", che fu ampliata nel 1676: solo nel 1793 ebbe un proprio curato. Nel 1823 fu iniziata la costruzione di una nuova chiesa, completata nel 1828, nel tipico stile barocco, che in Tirolo, era stato diffuso da Franz de Paula Penz.

Voto alla città:6
Anno della foto:2014

Furiani (Francia)

 


Furiani è un comune francese di 5.628 abitanti situato nel dipartimento dell'Alta Corsica nella regione della Corsica.
La città è famosa per la Torre di Furiani, ricostruita nel 1763 per ordine di Pasquale Paoli e per la Cappella di Santa Maria Assunta.
Il comune si estende lungo la costa orientale della Corsica, e comprende parte dello spartiacque montuoso orientale di Capo Corso ad ovest e parte della piana orientale corsa ad est, compreso lo stagno di Biguglia e il suo cordone litoraneo sul mar Tirreno. Furiani è situato a 10 km a sud-ovest di Bastia, con la quale forma un unico agglomerato urbano.

Voto alla città:7
Anno della foto:2011

Cassino (Italia)

 


Cassino è un comune italiano di 35 969 abitanti della provincia di Frosinone nel Lazio. Seconda città della provincia per numero di abitanti, fu per secoli il principale centro della Terra di San Benedetto, aggregato fin dal medioevo alla Terra di Lavoro. Ultima città verso sud della Valle Latina, si sviluppa ai piedi del monte che chiude infatti la valle e su cui sorge la celebre abbazia di Montecassino, lungo un percorso storicamente strategico per le comunicazioni tra il centro e il sud d'Italia. Pressoché totalmente distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, e per questo nota anche come la città martire, è stata totalmente ricostruita nel dopoguerra.
Fondato da San Benedetto da Norcia nell'anno 529, è il più celebre monastero della cristianità. Sorge sul colle che sovrasta la città di Cassino. Qui, il santo patriarca fondò la famosa "Regola" che s'irradiò in tutto il mondo occidentale. Il monastero, che ha subito ben quattro distruzioni nella sua storia millenaria, è conosciuto in tutto il mondo per l'ultima, avvenuta il 15 febbraio 1944, in cui fu totalmente raso al suolo dai bombardamenti alleati. È stato ricostruito nel dopoguerra "com'era, dov'era" e, tornato alla sua maestosità originaria, è meta di pellegrinaggi da tutto il mondo.
La chiesa abbaziale di Montecassino, ricostruita anch'essa insieme al monastero in stile barocco napoletano, conserva al suo interno le reliquie di san Benedetto e santa Scolastica. È cattedrale dell'abbazia territoriale di Montecassino.
Il Palagio Badiale sorge in Piazza Corte. Fu interamente ricostruito nel dopoguerra dall'architetto Giuseppe Breccia Fratadocchi, che curò anche la ricostruzione dell'abbazia e della chiesa di Santa Scolastica e vi utilizzò la stessa pietra calcarea. La ricostruzione fu completata nel 1951.

Il parco archeologico sorge ai piedi di Montecassino. L'area comprende i resti di Casinum, l'antica città romana che si articolava in una serie di terrazzamenti percorsi da strade parallele tra loro. Il parco archeologico prevede un percorso attraverso il quale si osservano le mura megalitiche, la Porta Campana, le costruzioni, l'anfiteatro, il cosiddetto mausoleo di Ummidia Quadratilla, il teatro, il ninfeo, passando per più tratti su strada basolata.

Dal 2021 è direttore del Museo Archeologico Nazionale "G. Carettoni" e dell'Area Archeologica di Casinum, Marco Musmeci.

L'anfiteatro romano fu fatto costruire dalla matrona Ummidia Quadratilla nel I secolo d.C. La struttura è di forma ellittica con il diametro del lato maggiore pari a circa 85 metri e il lato minore che raggiunge una dimensione pari a 69 metri. Molto probabilmente nella parte alta dell'anfiteatro erano presenti delle feritoie il cui scopo era quello di accogliere una serie di listelli che andavano a sorreggere il velario. Poteva ospitare circa 4500 spettatori, disposti su 12 gradinate.

Il quartiere che oggi sorge ai piedi dell'anfiteatro, proprio per la presenza di quest'ultimo, è denominato "Colosseo".

Il teatro romano è di età augustea (27 a.C.-14 a.C.); ha il tipico schema di teatro greco-romano, di forma semicircolare e con la pendenza della montagna che viene sfruttata per il sostegno di venti gradini. Essi si ripartiscono in una Summa cavea che ne comprende sette ed un'Imma cavea di tredici gradini. L'accesso era garantito da una serie di gallerie coperte che conducevano direttamente all'ultimo gradino della struttura. Dimenticato completamente nel periodo medievale, fu riportato alla luce solo nel 1936 e fu oggetto di restauro intorno agli anni cinquanta e successivamente nel 2001. Ha una capienza di circa 2500 posti a sedere e viene tuttora utilizzato nel periodo estivo per numerosi eventi ed attività culturali, quali spettacoli, concerti, cinema all'aperto. Il teatro è ubicato all'incrocio tra via Crocifisso e via Montecassino.

Il centro abitato di Casinum era circondato da una vasto circuito murario di circa 4,5 km. Oggi, all'interno del parco sono visibili due muraglie identificabili come costruzioni preromane e databili al V-IV secolo a.C. Sono inoltre visibili i resti di un terzo anello, che si trova al di sotto dell'abbazia, anch'esso in opera poligonale, con funzione di sostruzione degli edifici preesistenti.

Sempre nell'area archeologica, è possibile visitare un tratto di diramazione di circa 230 m che collegava l'antica Casinum alla Via Latina. Il manto stradale è costituito dalle tipiche lastre in pietra calcarea che costituivano la summa crusta della strada. Sul lato a monte della strada romana, si conservano due tratti di sostruzioni repubblicane utilizzate per il contenimento di grossi terrapieni.

Il Ninfeo Ponari si trova nella zona mediana dell'antica Casinum. Si tratta di un edificio datato I secolo a.C. Il ninfeo risulta semi-incassato nel terreno e coperto da una volta a botte a sesto ribassato, presenta una pianta rettangolare, chiuso su tre lati e completamente aperto su quello frontale. Le tre pareti sono movimentate dalla presenza di nove nicchie (tre per ogni parete) a pianta rettangolare e copertura piana.

Al termine del secondo conflitto mondiale le nazioni che ne presero parte vollero che le migliaia di caduti sulla linea Gustav fossero sepolti nei luoghi in cui si consumò il loro sacrificio. In loro ricordo a Cassino e nel Cassinate sorsero diversi cimiteri di guerra. Oltre a quello inglese, polacco e tedesco, nelle vicinanze di Cassino troviamo i cimiteri militari italiano (Mignano Monte Lungo) e francese (Venafro).

Il cimitero di guerra di Cassino è un cimitero militare situato nei pressi del campus universitario Folcara, dove riposano i soldati dei paesi del Commonwealth caduti nella battaglia di Montecassino durante la seconda guerra mondiale. Vi sono 4.266 tombe di militari provenienti dagli attuali Regno UnitoCanadaAustraliaNuova ZelandaSudafricaIndia e Pakistan e un soldato dell'Armata Rossa. 284 di questi militari non sono stati identificati. In questo cimitero giace Eric Fletcher Waters, padre di Roger Waters, bassista e cantante dello storico gruppo musicale Pink Floyd.

Il cimitero tedesco sorge invece su una collina, detta Colle Marino, in località Caira. Il sacrario, curato e mantenuto da un'associazione privata e da militari tedeschi volontari, raccoglie non solo le salme dei soldati tedeschi morti a Montecassino, ma anche quelle ritrovate e riesumate nei cimiteri di guerra provvisori del meridione italiano (Calabria, Puglia, Basilicata, Molise e Abruzzo), configurandosi come il più grande e importante cimitero di guerra tedesco in Italia. Vi riposano più 20000 salme, molti i militi ignoti. Il cimitero è stato inaugurato nel 1965.

Il cimitero polacco è posto in una conca dietro l'altura dove si erge l'abbazia ed è sotto la sovrintendenza del Ministero della Difesa italiano. Fu costruito dagli stessi soldati polacchi e inaugurato all'inizio di settembre del 1945. Raccoglie le spoglie dei soldati del II Corpo d'armata polacco che, alla guida del generale Anders, combatterono a Montecassino nel maggio del 1944. Al suo interno sono seppellite le salme di 1078 militi comprese quelle del generale, che ha voluto essere sepolto lì tra i suoi soldati, e del cappellano militare. Una parte del sacrario è riservata ai soldati di religione ebraica arruolati nel corpo. Ogni 18 maggio viene organizzata una giornata commemorativa dove si raccolgono i superstiti rimasti, i loro familiari e i rappresentanti delle istituzioni polacche.

Il palazzo, situato in via Di Biasio in prossimità di via Montecassino, è l'unico palazzo miracolosamente rimasto in piedi nonostante i bombardamenti che rasero al suolo la città. La sua costruzione risale agli inizi dell'Ottocento e apparteneva alla famiglia del barone De Rosa, un imprenditore napoletano che prima di fare ritorno alla sua città natale vendette lo stabile a due famiglie di Cassino. Per la sua posizione strategica (permetteva all'epoca di controllare la stazione ferroviaria di Cassino, nonché l'accesso alla città dalla Strada Nazionale per Roma e Sora) fu occupato, durante la seconda guerra mondiale, da un plotone di paracadutisti tedeschi. La storiografia militare che si occupa della battaglia di Cassino cita spesso il palazzo chiamandolo Hotel des Roses, ma in realtà non è mai stato un hotel. Nel dopoguerra fu completamente restaurato a causa dei danneggiamenti che aveva subito ed adibito a sede di uffici e scuole.

L'edificio situato in corso della Repubblica, progettato dall'architetto Giuseppe Nicolosi, è uno dei più significativi elementi architettonici della città, in quanto fulgido esempio di razionalismo italiano. Si tratta di un edificio multipiano e multifunzionale di cinque piani: il piano terra destinato a locali commerciali, il primo piano a uffici, il secondo, terzo e quarto ad abitazioni civili. Oltre ad essere un edificio cardine della ricostruzione, rappresenta un'esemplificazione delle teorie di Le Corbusier sull'"Unità d'abitazione", nella quale la residenza è considerata inseparabile dai servizi che formano i suoi complementi immediati.

L'edificio che ospita le facoltà di Economia e Giurisprudenza dell'Università di Cassino è una delle costruzioni di maggior rilievo dal punto di vista architettonico della Cassino contemporanea. È stato inaugurato nel maggio del 2004 e costituisce il primo edificio del costruendo Campus Folcara. Ha un'altezza superiore ai 40 metri ed è strutturato in cemento armato e acciaio. È articolato su tredici piani fuori terra. Sotto il profilo funzionale, esso è articolato in zone specializzate. Al di sopra del livello interrato, che contiene le centrali tecnologiche e vari servizi, è situata una piastra basamentale, che contiene gran parte delle 18 aule e la mensa, con una capacità di 300 coperti. Più in alto sono situati i volumi contenenti gli uffici dei vari dipartimenti. La piastra di sommità contiene i centri audiovisivi delle due facoltà, organizzati in due corpi triangolari con piccoli locali di lavoro individuale, distribuiti anularmente su due livelli intorno a grandi spazi a doppia altezza, con coperture in parte trasparenti.

Il territorio di Cassino fa parte del parco naturale dei Monti Aurunci.

L'Albaneta di Montecassino, è la Tenuta Abbaziale dei Padri Benedettini dell'Abbazia di Montecassino. La proprietà si trova alle spalle del celebre monastero fondato da San Benedetto e al suo interno si trovano ben due monasteri benedettini seppur diruti, Santa Maria dell'Albaneta e San Matteo Servi Dei. La prepositura di Santa Maria dell'Albaneta fondata intorno al 980 d.C., per secoli fu abitata dalla comunità monastica dove qui istruiva i giovani monaci di Montecassino. Alcune citazioni parlano di un giovane San Tommaso d'Aquino che qui avrebbe ricevuto parte della sua istruzione monastica. Nell'anno 1538 San'Ignazio di Loyola si fermò nel monastero per circa 50 giorni scrivendo parte della Regola Gesuita. La Tenuta per secoli ha inoltre fornito la sussistenza dei monaci stessi, che all'interno delle antiche masserie dell'Albaneta, coltivavano i terreni e allevavano animali, per lo più bovini con l'aiuti di numerosi coloni che vivevano nelle abitazioni rurali tuttora presenti. Durante la seconda guerra mondiale fu teatro di aspri scontri, nella cosiddetta battaglia di Montecassino, dove molti soldati Polacchi persero la vita. La Tenuta custodisce tre monumenti bellici a ricordo dei valorosi soldati. Subito dopo la guerra la comunità monastica riprese gli allevamenti e coltivazioni, fino agli anni 80. Oggi l'intera tenuta dell'Albaneta è oggetto di un vasto progetto di riqualificazione e valorizzazione da parte dell'imprenditore Daniele Miri, conduttore della proprietà dell'Abbazia di Montecassino. Qui è rinata la Birra Montecassino, presentata nel 2020 alla stampa internazionale. Molte citazioni riportano infatti che a Montecassino sarebbe nata la Birra più antica D'Europa. Maggiori informazioni sulla Tenuta Abbaziale.

La Villa Comunale, ribattezzata Parco XV marzo 1944 (data della distruzione di Cassino), è il principale parco pubblico della città. È dotata di ampi spazi verdi e attraversata da due diramazioni del fiume Gari che si riuniscono dando vita al suggestivo laghetto invaso da simpatiche nutrie. È dotato di viali alberati, panchine e aree gioco per bambini ed è molto frequentato da persone di ogni età. Ospita, inoltre, eventi sportivi e culturali. Nell'agosto 2011, il largo principale del parco è stato dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, mentre tutti i viali sono stati dedicati agli agenti della scorta rimasti uccisi negli attentati mafiosi di Capaci e via D'Amelio del 1992 (troviamo dunque via Francesca Morvillo, via Agostino Catalano, via Walter Eddie Cosina, via Rocco Dicillo, via Vincenzo Li Muli, via Emanuela Loi, via Antonio Montanaro, via Vito Schifani, via Claudio Traina). L'intento è stato quello di creare un percorso che ricordi quotidianamente l'insegnamento ricevuto da questi uomini e il rispetto per chi è morto per difendere lo Stato e l'idea di giustizia. La Villa è nel centro di Cassino; l'ingresso principale è situato su Corso della Repubblica. Gli altri accessi sono da Via Arigni, Via Gari e Via Di Biasio.

Le Terme varroniane sono un suggestivo parco naturale-termale nato nel dopoguerra nei pressi della sontuosa villa appartenuta a Marco Terenzio Varrone. Sono situate nella zona del territorio di Cassino detta "Monticello", presso la stazione ferroviaria. La zona sorgentizia delle Terme Varroniane è classificata come la più grande d'Italia. Da qui sgorgano migliaia di sorgenti che generano uno dei rami del fiume Gari. Si stima che il flusso sia di 18 metri cubi all'ora. La temperatura delle acque è di 13 gradi. Le acque, classificate come "bicarbonate medio-minerali fredde", sono diuretiche ed indicate per varie patologie gastriche, renali ed epatiche, nonché per alleviare la gotta.

Il parco ospita oggi uno stabilimento idropinico, la sala congressi-banchetti, l'area concerti e il camping internazionale, attrezzato con area pic-nic e per attività sportiva. I ruscelli sono ricchi di fauna come trotecarpionianguille e lamprede.

Si trovano in pieno centro, alle spalle della chiesa madre, in piazza Corte. Da questo punto sorge il fiume Gari che, dopo un tratto sotterraneo, riemerge nella Villa Comunale.


Voto alla città:7
Anno della foto:2020

Kiev (Ucraina)

 


Kiev è una città a statuto speciale dell'Ucrainacapitale e città più popolosa del paese nonché capoluogo dell'omonima oblast', dalla quale è amministrativamente indipendente. Nel 2020 la popolazione era pari a 2 967 360 abitanti.
Kiev è famosa per le sue architetture religiose e civili (musei in primis), prima tra queste la Cattedrale di Santa Sofia. Edificata nel 1037 venne disegnata per emulare lo splendore delle chiese bizantine, riflettendo la percezione della cristianità dell'Impero Bizantino. Il tempio, fino al 1240, era per dimensioni il secondo dell'intera Cristianità. Anche se è dedicato alla "Santa Sapienza", come la grande cattedrale di Hagia Sophia a Costantinopoli, l'edificio ha una forma decisamente differente: invece che una singola cupola semisferica che si innalza dal corpo dell'edificio, la cattedrale di Santa Sofia a Kiev ha 13 cupole a cipolla montate su tamburi. La ragione è che gli ingegneri bizantini che la costruirono dovettero rinunciare alla pietra e usare esclusivamente mattoni su un terreno che non era abbastanza solido. La cupola centrale è leggermente più grande delle altre e, dal più recente rinnovo, dorata. La cattedrale nel corso del tempo ha perso alcuni dei corpi costruttivi ed è oggi più modesta rispetto alla costruzione originale.
Inoltre Kiev possiede numerose piazze e monumenti di rilevanza storica come la Statua della Madre Patriaoltre che per il Parco naturale nazionale di Holosijvs'kyj.

Voto alla città:8
Anno della foto:2021