Castelfiorentino (Italia)



Castelfiorentino, localmente Castello, è un comune italiano di 17 450 abitanti della città metropolitana di Firenze, situata a circa 30 Km da Firenze.
Trovandosi al confine con la provincia di Pisa ed a 15 km dal confine con la provincia di Siena, è da sempre stata di estrema importanza per la città di Firenze con cui è profondamente legata per motivi storici e culturali; privilegiandosi dello stesso gonfalone comunale del capoluogo, della desinenza "fiorentino" e soprannominata per questo "la piccola Firenze".
Partendo dalla grande e alberata piazza Antonio Gramsci (che di notte raffigura illuminata la forma del giglio), si incontra il Teatro del Popolo, costruito nel XIX secolo che è uno dei teatri ottocenteschi più importanti della Toscana, il più antico in Valdelsa. Inaugurato nel 1867 e restaurato completamente nel 2009, al suo interno (in grado di accogliere 350 spettatori), si possono ammirare la platea, i tre ordini di palchi, il loggione e alcuni degli apparati decorativi originali. Il teatro dispone anche di un sipario storico, che raffigura la celebre pace firmata a Castelfiorentino, a conclusione della battaglia di Montaperti, tra Guelfi e Ghibellini. Colpiscono inoltre il visitatore alcuni ambienti di più accentuata contemporaneità, impreziositi da pannelli giganti che riproducono le foto di David Bastianoni e alcuni antichi abiti teatrali. Il Teatro del Popolo propone ogni anno una ricca stagione di spettacoli di prosa, lirica, musica e danza, sia di livello nazionale che locale. Al di sopra dell'ingresso del teatro si trovano un cocktail bar (Caffè del Teatro) e il Ridotto del Teatro del Popolo intitolato a Indro Montanelli, dove vengono realizzate mostre temporanee oltre ad avere anche la funzione di cinema.
Attraversando le vie del centro si raggiunge piazza Cavour, dalla quale inizia via Palestro, dove sorge il palazzo dell'Arciconfraternita della Misericordia, costruito negli anni trenta del Novecento.
Proseguendo lungo la via, sulla destra svetta la massiccia mole della Chiesa di San Francesco (XIII secolo), dove si possono ammirare alcuni affreschi di Giovanni Del Biondo, il ciclo settecentesco di Agostino Veracini e di Pietro Anderlini.
Dietro San Francesco, in fondo ad un vasto prato alberato, si staglia il Santuario di Santa Verdiana (santa patrona di Castelfiorentino), ristrutturato all'inizio del Settecento, che è il fulcro di un’area di grande interesse storico. Secondo la tradizione, Verdiana, che apparteneva alla famiglia Attavanti, trascorse la sua vita in condizioni di povertà e preghiera, scegliendo alla fine della sua esistenza di farsi rinchiudere in una celletta in compagnia di due serpi, ancora oggi visitabile nel piano sotterraneo della chiesa. Il Santuario di Santa Verdiana rappresenta un prezioso e unitario esempio di architettura e decorazione fiorentina barocca. Essa presenta al suo interno tre grandi tele dedicate alla Santa e alcuni affreschi preziosi.
Al fianco dell'ingresso del santuario è presente il Museo di Arte Sacra di Santa Verdiana che ospita una tavola del XIII secolo “Madonna col Bambino”, attribuita a Cimabue, opere di Annibale Gatti, di Taddeo Gaddi (il più fedele collaboratore di Giotto), di Corso Di Buono, di Jacopo del Casentino, e infine un ricco patrimonio di codici miniati, oggetti e arredi sacri. Immagine simbolo del Museo è la tavola “Santa Verdiana tra le serpi”, la più antica raffigurazione della Santa, vestita da dominicana. Dalla parte opposta della strada si trova la Piazza delle Fiascaie con un'opera di Salvatore Cipolla dedicata alle impagliatrici di fiaschi.
Tornando nelle vie del centro e percorrendo via Garibaldi e la ripida costa (via Ferrucci), si può notare l'unica porta rimasta delle antiche mura su cui è posto un orologio e lo stemma del paese. Sulla destra, in via Lungo le mura, sono visibili resti di abitazioni medievali e signorili.
Continuando invece a salire la costa si arriva in piazza del Popolo, dove sulla sinistra si può osservare il palazzo del Comune, ricostruito dopo un incendio del 1544 e restaurato nel 1867 dove si innalza il campanile dedicato ad uno dei simboli del paese: Membrino. Il nome Membrino deriva da un ragazzo che nel XVI secolo salvò il paese dal saccheggio e dalla distruzione dell’esercito fiorentino condotto da Francesco Ferrucci. Il ragazzino consegnò le chiavi del paese salvando così la sua cittadina. Francesco Ferrucci per il coraggio dimostrato da Membrino lo arruolò nel suo esercito con il compito di tamburino. Per questo motivo, in seguito, i paesani vollero esprimere pubblicamente la propria riconoscenza nei suoi confronti, collocandone il ritratto a cavallo della campana dell’orologio del palazzo comunale, sul quale Membrino suona le ore ogni giorno.
Di fronte al Comune si trova la collegiata dei Santi Lorenzo e Leonardo, che risale ai secoli XIII-XIV e che ospita una ricca raccolta di reliquie e alcuni dipinti di Annibale Gatti.
Percorrendo la strada a sinistra della chiesa (Via Sant'Ippolito) e salendo la scalinata che si trova di fronte, si giunge alla sommità di un poggio, dove sorge la pieve dei Santi Ippolito e Biagio, edificata nel 1195 in cotto e con motivi in ceramica sulla facciata e due antiche campane sul campanile a vela; nelle vicinanze si trovano anche i resti della prima cerchia di mura con due torri. La pieve si trova all'interno del recente parco intitolato al Cardinale Silvano Piovanelli.
Tornando in piazza del Popolo, passando dall'abitazione di Santa Verdiana e scendendo per via dei Preti si trovano due ceramiche dipinte da Bruna Scali e arrivando all'angolo del Palazzo Comunale sbocca la medievale via Tilli. Al civico 41 si trova la Biblioteca Comunale Vallesiana dove fino al 2008 era stata allestita in un apposito locale la Raccolta comunale d'arte, che raccoglieva gli affreschi e le sinopie di due tabernacoli dipinti da Benozzo Gozzoli tra il 1484 e il 1490 (vedi: Tabernacolo della Visitazione e Tabernacolo della Madonna della Tosse): oggi gli affreschi e le sinopie sono stati trasferiti nel nuovo museo sito in via Testaferrata, poco distante dalla stazione ferroviaria, denominato BE.GO. - Museo Benozzo Gozzoli, inaugurato il 30 gennaio 2009. Sempre in via Agostino Testaferrata è presente l'Oratorio di San Carlo Borromeo che ospita mostre temporanee e sul cui altare barocco si trova una tela di Francesco Boldrini del 1618 raffigurante la "Madonna in gloria tra i santi".
Nel centro storico sono presenti moltissime case signorili (oggi private o aperte per particolari eventi), come Palazzo Sabatini (per citarne uno), che presentano bellissimi affreschi, l'Oratorio di Santa Maria delle Grazie e l'Oratorio della Santa Croce. Andando verso il confine con Montespertoli si trovano la Chiesa di San Pietro a Pisangoli, Villa Isabella, Villa Gelli e Villa Il Leccio. Sulla stessa strada è presente il Cimitero Comunale, dove al suo interno, si trova la "Cappella Brandini", di recente restauro, completamente affrescata da Galileo Chini.
Dalla parte opposta del borgo attraversando il fiume Elsa si trova il Monastero di Santa Maria della Marca che deve le sue origini alla visita che San Francesco fece a Castelfiorentino nel 1210. Successivamente è stata costruita al suo fianco anche una chiesa dall'architettura moderna.

Voto alla città:6
Anno della foto:2017

Peccioli (Italia)



Peccioli è un comune italiano di 4 893 abitanti della provincia di Pisa in Toscana.
Il capoluogo domina dall'alto della sua collina la Valle dell'Era lungo la direttrice che da Volterra conduce a Pisa, ed è una località a forte vocazione agricola e turistica.
Peccioli è famosa per le sue architetture religiose (chiese parrocchiali, chiese minori, cappelle e oratori), per il palazzo pretorio e per il parco preistorico.

Voto alla città:6
Anno della foto:2017

Aulla (Italia)



Aulla è un comune italiano di 11.065 abitanti della provincia di Massa-Carrara situato nella storica regione della Lunigiana.
La città di Aulla è sovrastata dalla collinetta della Brunella e dalla sua fortezza. Della città sono conosciute le statue della Meridiana di Pantani, le Scale di Padre Pio, la statua di Bettino Craxi ed il monumento ai martiri di tangentopoli costeggiati dai giardini pensili del Comune e gli scavi archeologici presso l'antica abbazia di San Caprasio, che hanno riportato alla luce molti artefatti antecedenti di alcuni secoli, tra cui è famoso il capitello con il volto del diavolo che mangia un giglio.

Voto alla città:6
Anno della foto:2018

Modena (Italia)



Modena è un comune italiano di 185 045 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia in Emilia-Romagna.
La città di Modena è stata fondata nel 183 a.C., come colonia di diritto romano, dai triumviri Marco Emilio Lepido, Tito Ebuzio Parro e Lucio Quinzio Crispino. Dal 1598 al 1859 fu capitale del Ducato di Modena e Reggio ed è un'antica sede universitaria ed arcivescovile. Il Palazzo Ducale fu sede già nel 1859 della Scuola militare dell'Italia centrale del Regno di Sardegna, evolutasi nei decenni fino a divenire nel 1947 Accademia Militare dell'Esercito e dell'Arma dei Carabinieri.
Il Duomo, la Torre Civica e la Piazza Grande della città sono inserite, dal 1997, nella lista dei siti italiani patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
In stile romanico, la cattedrale è stata edificata dall'architetto Lanfranco nel 1099, nel sito del sepolcro di san Geminiano, patrono di Modena. Al suo fianco sorge la torre campanaria detta la Ghirlandina.
La Ghirlandina, alta 86 metri, è la torre campanaria del Duomo di Modena e simbolo della città. Riconosciuta come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1997, fu costruita a partire dal 1179, quando fu innalzata come Torre di San Geminiano, che fu rialzata poi nei due secoli successivi. Fu riparata alla fine dell'ottocento, e nel 2008 vennero iniziati lavori di restauro dovuti ad alcune lesioni, terminati nel 2011.
La chiesa del Voto, che sorge sulla via Emilia di fronte a Corso Duomo e quindi a poca distanza da questo, prende il nome da un voto del Comune modenese e del duca Francesco I d'Este fatto nel 1630, quando la città fu investita da una gravissima epidemia di peste che, secondo un cronista, giunse a causare fino a duecento morti al giorno. Il voto del Comune fu appunto di costruire, se e quando fosse cessata l'epidemia, una chiesa che, per interessamento del duca (durante la peste rifugiatosi con la corte sulle colline del Reggiano), fu dedicata alla Madonna della Ghiara, protettrice di Reggio (che, a differenza di Modena, fu soltanto sfiorata dall'epidemia).
Non appena questa finì, a mantenimento del voto, su disegno dell'architetto modenese Cristoforo Galaverna, nel 1634 s'iniziò la costruzione della chiesa in uno stile piuttosto ibrido e sormontata da una cupola. Fu commissionata anche al pittore Lodovico Lana una grande pala che si trova ancora all'interno assieme ad altri dipinti e rappresenta nella parte inferiore scene della peste e in quella superiore la Vergine col Bambino con santi, angeli e su un piatto è l'offerta della città riconoscibile dalle torri del duomo e del palazzo comunale.
La Chiesa di San Carlo fu eretta a partire dal 1664 su disegno di Bartolomeo Avanzini; alla sua morte la progettazione fu affidata al capomastro muratore, il confratello Giovanni Pietro Piazza. Terminati i lavori, che durarono più di un secolo, fu infine consacrata nel 1766. La chiesa ripropone in dimensioni ridotte la chiesa di San Carlo ai Catinari di Roma (ad esclusione della cupola), ed era stata voluta per dare al Collegio San Carlo, o Collegio dei Nobili (fondato nel 1626) un degno luogo di culto. La facciata è costruita in laterizio con fregi marmorei e timpano triangolare che chiude il prospetto della facciata, mentre l'interno è a tre navate, sorrette da arcate e delimitate da quattro grossi corpi centrali su cui si imposta la cupola. L'abside ospita l'altar maggiore in marmo rosso di Verona, datato 1828. La monumentale ornamentazione in stucco che orna l'abside è opera di Antonio Traeri detto Il Cestellino, e ospita una tela di Marcantonio Franceschini rappresentante la peste di Milano del 1576: la Madonna col Bambino siede in cielo, sotto di lei l'infuriare del morbo e San Carlo Borromeo tra altri personaggi che prega inginocchiato presso la Croce. A seguito di numerosi interventi di restauro, l'ultimo dei quali risale dal 1980, la chiesa, non più officiata, è stata infine adibita ad auditorium. La chiesa di San Carlo fa parte di una struttura più ampia denominata complesso di San Carlo, che comprende anche una cappella, un teatro, una biblioteca, oltre allo scenografico porticato. Il complesso ospita la Fondazione Collegio San Carlo (già "Collegio dei Nobili di San Carlo"), istituto privato di ricerca che svolge funzioni di rilevanza pubblica in ambito formativo e culturale con particolare attenzione alla filosofia, alle scienze umane e sociali e alle scienze religiose.
Il Palazzo Ducale di Modena è stato sede della Corte Estense tra Seicento ed Ottocento. Dall'Unità d'Italia, il Palazzo ospita la prestigiosa Accademia militare di Modena. Tra i più illustri ex-allievi dell'Accademia troviamo 10 Marescialli d'Italia, un Maresciallo dell'Aria, 31 ministri, sei Presidenti del Consiglio, 31 Senatori del Regno e tre Senatori della Repubblica e 1 Deputato: di questi i nomi più illustri sono ricordati nella Galleria della memoria del museo storico dell'Accademia militare, ubicato nella sede stessa del Palazzo Ducale.
La sua costruzione fu iniziata da Francesco I d'Este nel 1634 e fu finita da Francesco V. Il Palazzo sorse su un precedente "Forte Estense" e la sua architettura fu creata anche da interventi di Bernini e Borromini.
La maestosa facciata del Palazzo, alleggerita dal gioco cromatico dei marmi, è stata recentemente restaurata. Dalla porta centrale si accede all'elegante "Cortile d'onore", sede delle cerimonie militari, e al suggestivo "Scalone d'onore". Nel Salone centrale è degno di nota il soffitto, affrescato nel Settecento da Marco Antonio Franceschini con l'incoronazione di Bradamante, capostipite degli Este, già celebrata da Ariosto nell'Orlando furioso. Suggestiva testimonianza dello sfarzo della piccola corte modenese nel Settecento è il "Salottino d'oro", il gabinetto di lavoro del duca Francesco III, che nel 1756 lo fece rivestire e decorare con pannelli rivestiti di oro zecchino.
Di fronte al Palazzo si alza una statua dedicata all'eroe risorgimentale Ciro Menotti, mentre alle spalle si trovano i principali "Giardini pubblici" di Modena, anteriormente detti giardini botanici estensi.
Il complesso di Sant'Agostino, che si estende per 25.000 m² circa, è situato alle porte del centro storico della città. Originariamente l'edificio ospitava un ospedale, il Grande Spedale degli Infermi, che il duca Francesco III volle verso la metà del XVIII secolo. Poco più tardi l'ospedale venne ampliato, raddoppiando il fronte su via Emilia, per ospitare anche l'infermeria militare. Nonostante la nascita del Policlinico, l'ospedale è rimasto in funzione fino al 2005, dopodiché il personale e l'attività sanitaria sono stati trasferiti nel nuovo ospedale di Baggiovara. Tra il 2005 e il 2008 l'intero edificio è stato acquisito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, che ha manifestato l'intenzione di trasformarlo nel nuovo polo della cultura, comprendente un polo bibliotecario, un centro linguistico per l'internazionalizzazione, un centro per la fotografia e per l'immagine, un polo espositivo, un centro di varie attività complementari ed economiche. Il progetto, che è stato curato dallo studio dell'architetto Gae Aulenti, scaturisce da un protocollo d'intesa firmato nel 2007 tra Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Ministero per i Beni Culturali, Comune di Modena.
Il Palazzo di Santa Margherita si trova in corso Canalgrande, in pieno centro storico, nel sito ove trovava posto anticamente una chiesa dedicata a Santa Margherita. Utilizzato nel XII secolo come convento, è divenuto poi caserma; successivamente, dal 1874 è stato sede del Patronato dei Figli del Popolo. Ora ospita la Galleria Civica, la Biblioteca Delfini, il Museo della Figurina e l'Istituto Musicale Orazio Vecchi. Gli spazi dedicati alla Galleria Civica comprendono la Sala Grande, che ospita le attività principali della Galleria; le sale al piano superiore, aperte nel 2004; un laboratorio didattico; un bookshop.
Il Foro Boario è un edificio di notevole interesse architettonico e urbanistico, poiché costruzione unica nel panorama negli interventi di architettura ducale per dimensioni, tipologia e collocazione. È costituito da un lunghissimo edificio (circa 250 metri) perfettamente bifronte, con quattro facciate, uguali a due a due. Nel corpo centrale, che si estende per circa 45 metri, è presente nel fastigio un orologio e panoplia, opera di Luigi Righi, che vi ha raffigurato le Allegorie delle Armi, della Fertilità, delle Arti e del Tempo. Fu costruito nella prima metà dell'Ottocento per volontà di Francesco IV d'Austria d'Este (duca di Modena, Reggio e Mirandola dal 1815) che ne affidò la progettazione all'architetto Francesco Vandelli, autore di numerosi altri edifici pubblici e privati della città. A tutt'oggi sul lato che costeggia il versante sinistro di viale Berengario è presente una lapide voluta dal duca stesso, che riporta la data di edificazione (1831) e la dedica agli agricoltori (Honori et comodo fidelium agricolarum) impegnati nella costruzione del complesso. La struttura era inizialmente destinata al mercato bovino e all'immagazzinamento di prodotti agricoli, ma dopo poco più di un decennio l'edificio fu trasformato in caserma. In seguito, i cittadini ne rivendicarono l'uso (secondo ciò che peraltro il duca stesso aveva voluto) durante il regno di Umberto I. Nel 1989 vi iniziarono i lavori di restauro e riuso per la nuova sede della Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Modena, inaugurata nel 1994 presso i piani superiori dell'edificio. A piano terra si trovano ora, nell'ala est, la biblioteca della Facoltà, e l'area adibita ad esposizioni temporanee, nella parte ovest. Dal 2002 la struttura ospita le mostre promosse dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
Poco fuori dal centro storico si trova il cimitero di San Cataldo, cimitero della città. È composto da due parti, un'antica e una recente. La prima porta il nome dell'architetto Cesare Costa ed è stata realizzata tra il 1858 e il 1876; vi si trovano numerose opere d'arte di notevole valore artistico. Tra i defunti seppelliti in questa parte si trova anche Enzo Ferrari, in una tomba a fianco di quella del figlio Dino; nonché Alberto Braglia (atleta) e Virginia Reiter attrice che visse molti anni a Modena. La parte recente, il cimitero monumentale "Aldo Rossi", è costruita in base al progetto dell'architetto Aldo Rossi. La costruzione del cimitero è oggi parzialmente completata ed è articolata in modo da limitare gli ampi spazi verdi contrassegnati da sentieri di croci riservati ai pedoni. All'interno del cimitero ha sede la chiesa.

Voto alla città:7
Anno della foto:2018

Palaia (Italia)



Palaia è un comune italiano di 4 513 abitanti della provincia di Pisa in Toscana.
Palaia è famosa per le sue architetture religiose, per i suoi piccoli musei e per avere molti luoghi suggestivi (sia al livello naturalistico che architettonico) sparsi in tutto il comune, uno tra questi Toiano un piccolo paese oggi disabitato segnalato dal FAI (Fondo per l'Ambiente Italiano) nel censimento dei luoghi del cuore da salvare.
Nelle strade, nei campi e nelle ville di Palaia (Villa Saletta) sono stati girati alcuni film. Tra i più noti La notte di San Lorenzo e Fiorile dei fratelli Taviani, e N  (Io e Napoleone) di Paolo Virzì.


Voto alla città:7
Anno della foto:2017