Bagnoli Del Trigno (Italia)

 


Bagnoli del Trigno è un comune italiano di 617 abitanti della provincia di Isernia in Molise.
Il comune è famosa per le sue architetture religiose, militari, civili e pubbliche oltre che per i suoi parchi naturali.

Le origini del paese sono ignote e si fanno risalire a diverse leggende, secondo le quali Bagnoli sarebbe stata fondata in una da un Duca che si abbevera nelle acque del Trigno, in un'altra con la costruzione di agglomerati urbani intorno a una sorgente termale (Balneoli, da cui il nome) e infine da alcune tribù per trovare riparo dalle invasioni barbariche. Le prime notizie storiche risalgono al medioevo, quando il feudo era parte del Contado del Molise. Successivamente, dopo una serie di passaggi di proprietà anche tra signori francesi e spagnoli, diventa parte del Regno di Napoli e successivamente del Regno d'Italia.

Durante la seconda guerra mondiale, tra il 25 ottobre e il 5 novembre del 1943, il paese venne coinvolto nei combattimenti della battaglia del Trigno, e più di sei civili trovarono la morte.

Nel corso del novecento il paese ha subito un forte spopolamento causato dell'emigrazione in particolare verso Roma.


Voto alla città:7
Anno della foto:2024

Nonza (Francia)

 


Nonza è un comune francese situato nel dipartimento dell'Alta Corsica nella regione della Corsica.
Il comune è famoso per la Chiesa di Santa Giulia, dedicata alla Patrona della Corsica, è un edificio del XVII secolo rimaneggiato nel XVIII secolo e per la Torre di Nonza, fu fatta costruire da Pasquale Paoli nel 1760 per sorvegliare la costa.
Nonza è situata nella costa occidentale di Capo Corso, su una falesia a picco su una grande spiaggia nera. Sorge a 20 km a nord San Fiorenzo e a 33 km a nord-ovest da Bastia.
Il 22 marzo 1768 tre colonne militari francesi al comando del maresciallo De Grandmaison lasciarono contemporaneamente Bastia e San Fiorenzo per occupare tutta la regione del Capo Corso e così applicare il trattato di Versailles. Due giorni dopo la loro partenza i due contingenti si ricongiunsero presso Nonza, dove nel frattempo si era asserragliato nella torre paolina il capitano Giacomo Casella. Quest'ultimo, tutt'altro che deciso ad arrendersi, aveva costruito un ingegnoso sistema di corde legate ai grilletti dei fucili che, attraverso le feritoie, gli permetteva di fare fuoco contemporaneamente da più posizioni contro gli assedianti. I francesi, bloccati dai proiettili, decisero di parlamentare per non rischiare perdite. Fu così che, con grande sorpresa degli assedianti, dalla torre uscì il solo Casella il quale, oltre ad ottenere la resa con tutti gli onori, poté rientrare, armato, tra le file dei patrioti còrsi accampati a Murato.

Voto alla città:7
Anno della foto:2011

Pino (Francia)

 


Pino è un comune francese di 177 abitanti situato nel dipartimento dell'Alta Corsica nella regione della Corsica.
Pino sorge sulla costa occidentale della penisola di Capo Corso.
Il comune è famoso per la Chiesa di Santa Maria Assunta, il Convento di San Francesco, l'Oratorio di Santa Lucia e l'Oratorio di Santa Croce.
Il comune di Pino è situato nella "Corsica alpina" orientale, distinzione limitata al nord-est dell'isola, composta da vari terreni, originati da una precedente crosta oceanica chiamata Liguro-Piemontese e dai suoi margini continentali. In questa parte della Corsica, si distingue che gli scisti metamorfici o "scisti lustri" e le ofioliti di Capo Corso sono di età giurassica e cretacea.

Voto alla città:7
Anno della foto:2011

Santo Pietro Di Tenda (Francia)

 


Santo Pietro di Tenda è un comune francese di 354 abitanti situato nel dipartimento dell'Alta Corsica nella regione della Corsica.
I principali luoghi d'interesse del comune sono: il sito neolitico, l'oratorio barocco, la chiesa di San Giovanni Evangelista. Inoltre una gran parte del deserto delle Agriate fa parte del territorio comunale.
Nel mezzo di punti rocciosi e una costa frastagliata, Santo-Pietro-di-Tenda ha spiagge notevoli, fatte di sabbia bianca e finissima e acque cristalline turchesi.

Voto alla città:7
Anno della foto:2011

Patrimonio (Francia)

 


Patrimonio è un comune francese di 681 abitanti situato nel dipartimento dell'Alta Corsica nella regione della Corsica.
Patrimonio è situata nella microregione del Nebbio, a 17 km ad ovest di Bastia.
Il luogo d'interesse principale del comune è la Chiesa di San Martino.
Favorito dalla posizione geografica e dalla qualità del terreno, il comune è al cuore un'area di produzione vinicola che comprende anche vicini comuni di BarbaggioFarinoleOlettaPoggio-d'OlettaSan Fiorenzo e Santo-Pietro-di-Tenda. I vini di Patrimonio sono stati i primi tra quelli della Corsica a potersi fregiare del marchio AOC.

Voto alla città:7
Anno della foto:2011

Meria (Francia)

 


Meria è un comune francese di 98 abitanti situato nel dipartimento dell'Alta Corsica nella regione della Corsica.
La Torre di Meria è una torre genovese in rovina in Corsica situata nel comune di Meria, sulla costa orientale del Capo Corso.
La torre faceva parte di una serie di difese costiere costruite dalla Repubblica di Genova tra il 1530 e il 1620 per arginare gli attacchi dei pirati barbareschi.
Meria è famosa al livello turistico per le sue spiagge.

Voto alla città:7
Anno della foto:2011

Tomino (Francia)

 


Tomino è un comune francese di 213 abitanti situato nel dipartimento dell'Alta Corsica nella regione della Corsica.
Il comune di Tomino si estende lungo la costa orientale di Capo Corso, nell'estremo nord-est della Corsica. Il villaggio sorge in posizione panoramica su un'altura affacciata sul porto di Macinaggio e sul mar Tirreno.
Il comune è famoso per la Chiesa di San Nicola e per la Torre genovese.
Mandolacce era la città principale al posto di Tomino. Era protetta da una torre quadrata. Oggi vi si trova il municipio. 
Il suo nome deriva dalla fusione di “mando”, giustificato da “situazione in altezza”, e “lacce”.

Voto alla città:7
Anno della foto:2011

Cagnano (Francia)

 


Cagnano è un comune francese di 200 abitanti situato nel dipartimento dell'Alta Corsica nella regione della Corsica.
Cagnano è un comune sparso formato dai seguenti abitati: Porticciolo, Suare, Ghilloni, Ortale (o Ortali), Adamo, Piazze, Terre Rosse e Carbonacce.
La Torre dell'Osse o Torre del Losso è una torre genovese situata nel comune di Cagnano (Alta Corsica) sulla Corsica . La torre si trova sulla costa orientale del Capo Corso.
La costruzione della torre fu iniziata nel marzo del 1599. Faceva parte di una serie di difese costiere costruite dalla Repubblica di Genova tra il 1530 e il 1620 per arginare gli attacchi dei pirati barbareschiNel 1926 la torre fu inserita nell'elenco dei monumenti storici ufficiali della Francia.

Voto alla città:7
Anno della foto:2011

Pietrocorbara (Francia)

 


Pietracorbara è un comune francese di 585 abitanti situato nel dipartimento dell'Alta Corsica nella regione della Corsica.
Pietracorbara è un comune francese sparso formato dai seguenti centri abitati: Marina di Pietracorbara, Presa, Vena, Capanajo, Ponticellu, Orneto, Oreta (sede comunale), Pino, Selmacce, Pietronacce, Cortina (distinta in Cortina Suprana e Cortina Suttana) e Lapedina.
La Torre di Castellare è una torre genovese in rovina situata nel comune di Pietracorbara, sulla costa orientale della Corsica . Sopravvive solo parte della base quadrata.
La torre fu costruita nella seconda metà del XVI secolo. Faceva parte di una serie di difese costiere costruite dalla Repubblica di Genova tra il 1530 e il 1620 per arginare gli attacchi dei pirati barbareschi. Nei documenti genovesi la torre è chiamata torre d'Ampuglia.


Voto alla città:6

Anno della foto:2011

Santa Maria Di Lota (Francia)

 


Santa Maria di Lota è un comune francese di 2.008 abitanti situato nel dipartimento dell'Alta Corsica nella regione della Corsica.
Santa Maria di Lota è un comune situato nell'antica pieve di Lota nelle vicinanze settentrionali della città di Bastia , alla base della facciata orientale del Capo Corso di cui storicamente non fa parte.
Comune situato alla base orientale del Capo Corso , San-Martino-di-Lota è affiancato dalla Serra, la catena dorsale del Capo Corso che è un blocco di scisti lucenti costruito nel Terziario durante il sollevamento delle Alpi su una base ercinica.

Voto alla città:6
Anno della foto:2011

Ville Di Pietrabugno (Francia)

 


Ville di Pietrabugno è un comune francese di 3.411 abitanti situato nel dipartimento dell'Alta Corsica nella regione della Corsica.
La Torre di Toga o Torre di Pietrabugno era una torre genovese situata nel comune di Ville-di-Pietrabugno, sulla costa orientale del Capo Corso in Corsica. La torre si trovava a 1,5 chilometri (0,93 miglia) a nord del centro della città di Bastia. Le rovine furono demolite nel XX secolo.
La torre faceva parte di una serie di difese costruite dalla Repubblica di Genova tra il 1530 e il 1620 per arginare gli attacchi dei pirati barbareschi.
Il comune di Ville di Pietrabugno fa parte del cantone Bastia-1. È stato creato a seguito della riforma approvata con decreto del 26 febbraio 2014, che ha avuto attuazione dopo le elezioni dipartimentali del 2015, e comprende una parte del comune di Bastia

Voto alla città:6
Anno della foto:2011

Castropignano (Italia)

 


Castropignano è un comune italiano di 863 abitanti della provincia di Campobasso, in Molise.

Il castello d'Evoli si trova nella parte nord del paese, in posizione dominante, si erge sulla spianata a strapiombo sulla valle del Biferno, accessibile da via Salita San Marco, poi via Marconi e via Castello. Costruito in prossimità di una struttura fortificata dei Sanniti, era un importante presidio militare a controllo del tratturo Lucera-Castel di Sangro, dove passavano le attività armentizie verso la Puglia. Risale forse all'epoca normanna, ma il suo nome è legato alla famiglia d'Evoli, che lo possedeva già nel XIII secolo, che edificarono la torretta Sud, ammodernarono gli ambienti interni, tra cui le sale di rappresentanza e costruirono il piano sotterraneo per i servi. In passato era caratterizzato da un fossato, sul fronte verso l'abitato, in seguito colmato, una cinta di mura e due grossi torrioni che collegavano il castello al paese.

I locali dovevano essere numerosi, divisi in due corpi di fabbrica principali, una leggenda vuole che il castello avesse 365 camere, una per ogni giorno dell'anno, oggi a causa dei danni della guerra, e di restauri troppo tardivi, è andata perduta la scalinata monumentale settecentesca di Silvestri da Sepino e le arcate del loggiato interno, anche se negli ultimi anni del Novecento sono stati eseguiti importanti lavori di recupero per riportare il castello allo splendore, e renderlo visitabile.
La storia del castello inizia con Giovanni d'Evoli barone di Frosolone (Isernia), nobile normanno che lo costruì sotto gli Angiò nel 1362 sopra i resti della rocca sannita, anch'essa edificata sopra fortificazioni preistoriche, come dimostrano i frammenti di ceramica rinvenuti. Dopo Giovanni, Andrea d'Evoli consigliere di Alfonso I d'Aragona, ebbe il castello, e fu così importante nel Regno di Napoli che fu autore del De mena pecundum (1447), un trattato di regole per la circolazione delle greggi sui tratturi.

Nel corso del XV-XVI secolo il castello fu ampliato, divenendo una vera residenza signorile nel 1636, quando era governato da Giambattista D'Evoli, l'interno doveva essere davvero fastoso, ricco di arazzi e tele, che testimoniavano la grandezza economica di questa famiglia, i cui confini territoriali nella Contea Molisana arrivavano sino al confine abruzzese con Capracotta. L'ultimo ampliamento risale al 1683, nel XIX secolo fu venduto, dopo l'eversione dal feudalesimo, ad altre famiglie, che lo spogliarono degli arredi per pagare dei debiti con lo Stato, nei primi anni del Novecento risultava abbandonato, cadde velocemente nel degrado, i bombardamenti della guerra lo danneggiarono, e una parte franò a valle. Di recente, come detto, è stato restaurato, di proprietà della Soprintendenza dei Beni Culturali del Molise.

Al castello è legata alla leggenda dello jus primae noctis: la giovane Fata, di estrazione popolare, appena sposatasi non osò passare la notte di matrimonio col duca, e preferì suicidarsi; oggi a Castropignano, presso il burrone roccioso si trova il cosiddetto "cantone" della Fata, dove la ragazza si sarebbe gettata.

Il comune di Castropignano oltre che per il suo castello è famoso per le sue chiese e per la frazione di Roccaspromonte di origini sannitiche.


Voto alla città:6
Anno della foto:2024

Bagheria (Italia)

 


Bagherìa è un comune italiano di 53 021 abitanti della città metropolitana di Palermo in Sicilia.

Detta anche «Città delle ville», dopo Palermo è il comune più popoloso della città metropolitana. Il territorio comunale si affaccia sulla costa tirrenica nel tratto sud-est del golfo di Palermo e comprende la frazione marinara di Aspra.

Il comune è ricco di architetture religiose, civili, militari e industriali. Le ville sono quasi tutte del XVIII secolo, lo stile è barocco. Non tutte visitabili e molte in stato di abbandono, rappresentarono un tempo le più pregiate residenze estive dell'aristocrazia palermitana; è stato ipotizzato un preciso intento architettonico con stretti riferimenti alla filosofia alchemica settecentesca che sarebbe alla base dell'edificazione di alcune ville, in particolar modo Villa Valguarnera e Villa Palagonia; in molte sculture e decorazioni di tali ville compare il dio Mercurio, che nel processo alchemico presiedeva alla trasmutazione della materia dallo stato primordiale della nigredo a quello finale della rubedo attraverso l'albedo. Anche l'impianto planimetrico di Villa Palagonia e Villa Valguarnera, considerato insieme ai viali d'ingresso, sarebbe ispirato alla forma della chiave dell'Opera alchemica. Questo contesto fortemente simbolico derivò verosimilmente dalla volontà di creare una congregazione arcadica dove gli aristocratici adepti potessero dedicarsi alle arti liberali e alla filosofia alchemica, lontani dall'ostile Tribunale dell'Inquisizione di Palermo.

La più antica, costruita nel 1658 e popolarmente nota come U Palazzu. Voluta da Giuseppe Branciforti, principe di Pietraperzia e Leonforte, venne concepita quale dimora lontana dalla dimensione della corte palermitana di cui il Branciforti aveva aspirato a diventare invano il reggente. Per tale motivo, sul portone d'ingresso della torre merlata tramite cui si accede al palazzo - non a caso rivolta a occidente, verso Palermo - il principe fece scolpire «O corte a Dio»

Il prospetto settentrionale è opera di Giovanni Giglio (1769), mentre la cosiddetta Certosa, posta come fondale della Villa Butera, fu progettata da Vincenzo Fiorelli nel 1797. Si tratta di un edificio in stile neoclassico con portico colonnato e celle interne che - sino alla metà del XX secolo - contenevano statue a grandezza naturale in paglia e stoppa con il volto in cera raffiguranti personaggi celebri dell'epoca in abito di monaci certosini. L'idea di riunire le raffigurazioni statuarie fu dovuta a Ercole Michele Branciforti, principe di Butera. Nel piano superiore della struttura, con decorazioni parietali di Giuseppe Velasquez e caratterizzata da una scala a chiocciola interna, si trovava all'ingresso la statua di un sacrestano con una piccola brocca in mano; più avanti, quella di un monaco certosino in atto di suonare una campanella appesa al muro. Proseguendo, in fondo a un corridoio era presente la statua di un servitore con una scopa in mano; la prima cella, a destra, accoglieva le statue di uno schiavo moro che serviva il pranzo all'ammiraglio Orazio Nelson e alla regina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena. Nella seconda cella, seduto a un tavolo, vi era Comingio in rapimento amoroso e, nella terza, la delicata figura di Adelaide; si trattava dei protagonisti del melodramma Adelaide e Comingio (1817) di Giovanni Pacini. Le statue di due monaci cucinieri erano presenti nella quarta cella, adibita a cucina con utensili. Nel corridoio, tornando indietro a sinistra, la statua di un certosino con pala e cesta; nella quinta cella, la statua del re Ruggero II di Sicilia intento a leggere un libro della biblioteca che si apriva sulle pareti. Nella sesta cella, intorno a un tavolo campeggiavano le statue del principe Ercole Michele Branciforti, del re Luigi XVI e del re Ferdinando I di Borbone; durante una visita dello stesso Ferdinando I alla Certosa, il re vide il proprio ritratto statuario e ne rimase estremamente divertito. Nell'ultima cella era rappresentata la morte del principe Francesco d'Aquino insieme a John Acton, primo ministro della regina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena. Nel 1889 la principessa Sofia di Trabia affidò la Villa Butera alle Figlie della Carità, più che la trasformarono in asilo infantile.

Dal XV secolo, il territorio di Bagheria entrò a far parte del Feudo di Sòlanto. A questo periodo risalgono le prime torri sparse per le campagne circostanti. In seguito, intorno a queste torri, nacquero masserie adibite all'allevamento del bestiame e all'agricoltura.

Nel 2022 è stato annunciato il rinvenimento, durante gli scavi archeologici di un sito risalente all'età del Rame, effettuati nella grotta Zubbio situata in località Cozzo san Pietro, di resti fossili relativi ad una specie di tartaruga gigante, che è stata denominata Solitudo sicula, estintasi 12.500 anni fa a causa dell'uomo.


Voto alla città:6
Anno della foto:2010

Termini Imerese (Italia)

 



Termini Imerese (Tèrmini in siciliano) è un comune italiano di 24 918 abitanti della città metropolitana di Palermo in Sicilia.

È uno tra i più importanti comuni della città metropolitana di Palermo, da cui dista 33 km. Sede di distretto giudiziario, è un importante snodo ferroviario e marittimo grazie alla presenza di una stazione ferroviaria ben collegata con il territorio e di un ampio porto mercantile.

Culturalmente interessante per via delle vicine rovine di Himera e dell'antiquarium ad esse connesso, per la presenza di numerose e interessanti chiese, di ruderi di periodo romano e di reperti preistorici, nonché per l'annuale festività del Carnevale termitano, uno dei più antichi d’Italia, ed erede diretto dell'antico Carnevale di Palermo. Nella parte bassa della città, nel cuore del centro storico termitano, si trova lo stabilimento termale del Grand Hotel delle Terme, dove sgorgano pregiate acque di derivazione vulcanica note sin dall’antichità.

Nel suo territorio, e in quello dei vicini centri di Sciara e Caccamo, è accolta la Riserva naturale orientata Monte San Calogero, un'area naturale costituita dal sistema montuoso del San Calogero, che si erge tra la costa del Golfo di Termini Imerese e il fertile e pianeggiante territorio circostante. Nella zona est del territorio imerese è presente un'importante zona industriale, conosciuta per l'ex stabilimento Fiat, in cui sorge la centrale Enel "Ettore Majorana". A Termini Imerese vi sono numerose chiese. 

Resti di edifici romani furono visti in passato presso il Duomo, e identificati senza motivo con la casa di Stenio: si trattava probabilmente di costruzioni pubbliche annesse al Foro. A quest'ultimo appartiene verosimilmente un grande portico scoperto nel secolo scorso lungo il fianco sinistro del Duomo e la via del Belvedere: trattasi di un edificio allungato (m 130 x 18,40), preceduto da una gradinata con un colonnato a est e una serie d'ambienti ad ovest, pavimentati in signino, databile tra il II e il I secolo a.C.

Un altro monumento superstite della città si trova nella Villa Palmeri (o Municipale). Si tratta di resti di un edificio in opera cementizia, con paramento a blocchetti; falsamente identificato con la curia. Non lontano è l'anfiteatro, uno dei tre conosciuti in Sicilia (oltre a quelli di Siracusa e di Catania): esso occupa la zona compresa tra via Garibaldi e via San Marco, dove un gruppo di case ne ha conservato la pianta. È in gran parte realizzato con paramento a blocchetti in opera cementizia, e presenta un doppio ambulacro, fatto notevole per un edificio così piccolo (m 98 x 75 circa). La cavea era in parte scavata e in parte costruita: resta una parte dell'ordine inferiore delle arcate, visibile sul lato occidentale (in via Anfiteatro). Non sappiamo se esistessero ordini superiori. L'anfiteatro, come gli altri simili della Sicilia, fu probabilmente realizzato in età augustea, in relazione con la deduzione della colonia.

Negli stessi anni, e nella medesima occasione, dovette essere costruito l'acquedotto, il più importante e meglio conservato dell'isola. Le sorgenti si trovano 5 km ad est della città, alle falde del Monte San Calogero. Qui, in località Brucato, si possono ancora vedere i resti delle due vasche di decantazione. Il passaggio del torrente Barratina avveniva in località Fontana Superiore.

In un primo tempo dovette essere realizzato con un sifone lungo circa 600 m, del quale resta il castello di compressione a pianta esagonale, ben conservato, alto m 15,60 e poggiante su uno zoccolo quadrato di m 6 di lato. Su cinque dei lati si aprono finestre, e dal lato E partiva il condotto. Su questa torre era un tempo una grande iscrizione, ora scomparsa: aquae Cornealiae ductus p. XX. L'ultima indicazione ("venti piedi") corrisponde forse all'area di rispetto ai lati del manufatto.

Più tardi sembra che l'acquedotto passasse più a valle: in contrada Figurella è ancora visibile un ponte a doppio ordine di arcate (in origine nove nell'inferiore, quindici nel superiore: due archi per ogni ordine sono crollati), alto 14 m. La struttura, in opera cementizia con paramento in blocchetti, è la stessa dell'anfiteatro e della curia, e mostra d'appartenere allo stesso progetto edilizio, nel quale non si può identificare quello della colonia augustea.

Nei pressi della città, presso il fiume San Leonardo, sorge il ponte omonimo, fu ricostruito per la settima volta dal 1721 al 1723 sotto il regno di Carlo VI d’Asburgo dall'architetto Agatino Daidone. All'ingresso del ponte sorge un'iscrizione in latino che ne attesta la sestupla ricostruzione.

Di notevole interesse nell’ambito dell’archeologia industriale gli edifici ottocenteschi nei pressi del porto che erano la sede dell’impresa di Pasquale Mormino, una delle principali realtà economiche della città all’epoca.

La Biblioteca Liciniana è la biblioteca comunale di Termini Imerese; istituita il 17 maggio del 1800, su iniziativa dal sacerdote Giuseppe Ciprì e, successivamente, chiamata “Liciniana”, dallo pseudonimo di Mopso Licinio che egli stesso aveva scelto entrando nell'Accademia euracea. La biblioteca nel 2009 possiede un patrimonio di 102.000 volumi e un archivio di atti risalente al XVI secolo.

Nel Museo Civico, installato nell'ex-ospedale dei Fatebenefratelli (in via del Museo Civico, di fronte al Duomo), sono esposti numerosi ed importanti reperti provenienti dalla città e dal suo territorio. Tra questi, otto teste leonine della sima del Tempio della Vittoria a Himera; due leoni in tufo del Foro; un mosaico con pesci; ritratti imperiali (ritratto giulio-claudio; di Agrippina maggiore; di Domiziano; di una dama traianea; statue togate). Inoltre, la ricchissima collezione epigrafica. Tra i dipinti il trittico del 1453 raffigurante la Madonna che allatta il Bambino ritratta tra San Giovanni Battista e San Michele Arcangelo, dipinto proveniente dalla chiesa di Santa Maria della Misericordia, opera attribuita a Gaspare da Pesaro.


Voto alla città:7
Anno della foto:2010