Fiorenzuola D'Arda (Italia)

 


Fiorenzuola d'Arda è un comune italiano di 14 785 abitanti della provincia di Piacenza in Emilia-Romagna.
La chiesa parrocchiale di Fiorenzuola d'Arda è dedicata a san Fiorenzo di Tours. Ebbe una lunga vicenda di edilizia, dal XIII secolo agli ultimi restauri del 1933 promossi dall'arciprete mons. Luigi Ferrari, che resse la parrocchia dal 1921 al 1964.

L'oratorio della Natività, detto della "morte", è un piccolo santuario rinascimentale. Situato a metà di via della liberazione si fa notare per la graziosa facciata cinquecentesca adorna di un bel portale marmoreo, coronata da un timpano con un finestrone semicircolare inserito.

L'interno è a croce greca con una cupola ellissoidale, i semi-pilastri sono di colore rosso e le pareti ravvivono la quieta e mistica luce.

A destra si apre la cappella dell'addolorata, decorata nel 1878 dal fiorenzuolano Tito Rocca; la campata centrale si prolunga ai lati con due cappelle i cui altari sono stati demoliti ma restano i policromi paliotti barocchi murati sulle pareti di fondo, ambedue dello stesso disegno, e due tele di ignoti pittori.

In quella di destra una natività di Maria " notevole dipinto cinquecentesco di carattere cremonese molto vicino al malosso e con chiari ricordi dell'ambiente correggesco, in particolare del parmigiano (a.g. Quintavalle). Le nature morte ricordano i Campi". Per Corrado Mingardi è "opera assai interessante che rivela i modi dei Fiamminghi (Gian Battista, Gian Mauro e Mauro della Rovere) attivi in Lombardia e Piacenza; il gruppo principale delle ancelle e della lavatrice è ripreso tale e quale da un quadro di Ambrogio Figino in S.Antonio a Milano.

Nella cappella di sinistra il transito di san Giuseppe, di mediocre fattura; sul presbiterio domina la statua della Madonna del Carmine.

Nelle antiche piante topografiche di Fiorenzuola questo oratorio era denominato oratorio dello Spedale dei pellegrini o di Santa Maria dei battuti o dei disciplinati Si ha notizia che nel 1600, nei giorni festivi, vi si istruivano le fanciulle nella dottrina cristiana.

Nel 1621 si costituiva la Confraternita degli Agonizzanti, detta di San Giuseppe; ad essa pare si debba la costruzione della chiesa comunemente detta Caravaggio. La tradizione vuole che la chiesa sia stata eretta quale voto di popolo in occasione di epidemia e guerra ed è dedicata alla Beata Vergine di Caravaggio.

La pianta del tempio è ad unica navata. Nell'interno, sopra la porta e per tutta la larghezza della controfacciata, una capace cantoria in muratura, con parapetto sagomato e decorato da strumenti musicali dipinti, evoca pompose liturgie.

Il titolo di Oratorio Ducale fu concesso ai tempi di Ferdinando di Borbone e confermato poi da Maria Luigia.

Nel 1861, per concessione di Re Vittorio Emanuele II, fu sostituito con quello di Reale; nel 1862 nell'oratorio si tenne un'assemblea di centoventidue artigiani e operai fiorenzuolani per fondare la Società di Mutuo Soccorso.

Nel 1937 fu restaurata la facciata della chiesa, grazie ad un contributo concesso da Secondo Gonzaga e alla manodopera volontaria dell'impresa edile Bagatti.

Il cimitero più antico di cui si ha traccia risale al 1200 ed era situato nel luogo dove ora sorge la canonica e parte del giardino. Nel 1804 si autorizzava lo spurgo dei sepolcri gentilizi nella Chiesa Maggiore e del cimitero attiguo (decreto del Vescovo di Piacenza).

Il nuovo cimitero sorse in piazza Dogali (oggi Piazza piccola del Mercato) e venne utilizzato fino al 1875 quando lo spazio disponibile divenne insufficiente e l'ubicazione ritenuta inadeguata in quanto troppo al centro del paese.

La costruzione dell'attuale cimitero venne completata nell'anno 1876 su disegno del Cav. Dellacella e fino al 1877 si procedette al trasferimento delle ossa dal vecchio cimitero con contemporanea bonifica di piazza Dogali. Una successiva opera di ampliamento si ebbe negli anni '80.

Il Cimitero Ebraico è situato a Nord-Est del Cimitero Cristiano, a ridosso del muro di cinta.

È un appezzamento di terreno a forma triangolare che fu trasferito nel 1881 dalla sua antica ubicazione lungo l'argine dell'Arda. Leggendo le iscrizioni sulle tombe si trovano i nomi delle antiche famiglie fiorenzuolane: FinziLeviFontanella e Foà.

L'ultimo cittadino di religione ebraica sepolto in questo cimitero fu il rag. Leonardo Foà nel 1985.

iazza Fratelli Molinari è l'antica Piazza Grande al centro del paese. Nel mezzo è situata la Collegiata, sullo sfondo di levante è visibile la torre mentre a ponente, sulla sommità d'un palazzo settecentesco, il belvedere, altissimo e con un ritmo di arcate.

La composizione di questo quadro urbano è di grande interesse per il contrasto fra le opere architettoniche e l'edilizia che la circonda.

Il palazzo in cui ha sede la canonica è stato costruito, nelle forme attuali, nel 1892 per iniziativa dell'allora arciprete mons. Pietro Piacenza. La facciata è decorata da sette medaglioni con le effigi in bassorilievo di famosi ecclesiastici fiorenzuolani e piacentini. 

Il Monumento ai caduti della guerra 1915 - 18, eretto in piazza dei caduti, opera dell'architetto Manfredo Manfredi in collaborazione, con lo scultore Giuseppe Tonnini, fu inaugurato l'11 novembre 1923.

"Comporrà il monumento - si legge nella relazione del progetto stipulata da Manfredi - una grande ara votiva, sull'esempio di quelle classiche dell'architettura romana, informata a grande semplicità di linee: poserà su uno stilobate e formeranno nella base due gradoni". La statua bronzea del fante eretto in posizione di riposo, campeggia sulla fronte del monumento. Ai lati, sul basamento, sono scolpite due epigrafi dettate dal prof. Mario Casella.

I fiorenzuolani caduti nella prima guerra mondiale furono duecentodieci, dei quali novantacinque in combattimento o in seguito a ferite, trentaquattro dispersi, settantasei per malattie contrattate in servizio e cinque per cause diverse.

L'elenco di queste vittime della guerra, pubblicato in un fascicoletto dalla tipografia Malvezzi, con poetica dedica dello stesso Casella e un'illustrazione dell'architetto Mario Bacciocchi, uscì nel giorno della inaugurazione del monumento.

La prima metà di via Garibaldi è dominata dalla severa mole di Palazzo Bertamini Lucca del quale non si conosce l'architetto ma la cui costruzione risale agli anni che vanno dal 1724 al 1734.

Esso venne edificato dai tre fratelli Bertamini-canonico Francesco, abate Antonio e Giuseppe - di famiglia originaria di Sarzana, trasferitasi nella seconda metà del Seicento a Fiorenzuola e a Piacenza. I Bertamini avevano fatto erigere, agli inizi del Settecento, un palazzo a Piacenza, in strada Sopramuro, di classica eleganza.

Il palazzo di Fiorenzuola è costruito secondo uno schema difforme da quello tipico delle dimore nobiliari del Sei-Settecento: la pianta anziché essere a ferro di cavallo, con l'apertura rivolta verso il giardino, è rettangolare, a grilia, con due grandi corpi simmetrici che si fronteggiano sui lati minori; sono collegati tra loro, sui lati maggiori, da due ali più basse e, al centro, dall'atrio d'ingresso sopra il quale corre - al primo piano - una galleria.

Sull'angolo tra via Garibaldi e il vicolo dei Templari, incastonato nel cuore del centro storico, Palazzo Grossi è la preziosa testimonianza dell'architettura civile rinascimentale a Fiorenzuola. La facciata principale sulla via, il lato est nel vicolo, e il camino del salone del piano terreno sono le sole parti originarie dopo gli inconsulti ammodernamenti subiti dell'edificio nel 1961.

La facciata in laterizio è illeggiadrita da formelle in terracotta, secondo il tipico stile tardogotico emiliano-lombardo, che decorano la cornice marcapiano orizzontale. La cornice è in forma di trabeazione e racchiude un fregio composto di coppie di chimere alate fronteggiantesi e sostenenti con una zampa il tondo, alternate a composizioni simmetriche di vasi tra cornucopie e volute. La fascia delle finestre richiama motivi tipici della tradizione decorativa plastica quattrocentesca. I putti che si aggrappano ai meandri gotici si riscontrano di frequente nelle costruzioni lombarde. Un medaglione tra le finestre racchiude in una ghirlanda uno stemma gentilizio, sul quale spicca un leone rampante, sormontato da un elmo con cimiero. Sul cammino, nel salone al piano terra, è scolpito lo stemma della famiglia Maculani - Bagarotti, imparentatasi nel secolo XVII coi Grossi.

Le mensole sulla sommità della facciata, secondo un'ipotesi ed una ricostruzione di Luigi Dodi, avrebbero dovuto reggere la grande guscia a lunetta del cornicione . La cornice segnapiano, sulla quale poggiano i davanzali delle due finestre, rende visibilmente, dall'esterno, l'altezza del piano terreno, assai superiore a quella del primo piano.

Gli elementi stilistici delle terrecotte e il raffronto con analoghe ornamentazioni consentono di datare il palazzo agli ultimi decenni del Quattrocento. Luigi Dodi nel suo saggio sull'architettura quattrocentesca in Val d'Arda, rileva le somiglianze con la decorazione di Palazzo Varesi di Lodi e con quella di Palazzo Landi di Piacenza, ove operarono Giovanni Battagio e Agostino de Fondutis l'uno per la parte architettonica, l'altro per la decorazione.


Voto alla città:6
Anno della foto:2019

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