Monte Argentario (Italia)



Monte Argentario è un comune italiano sparso di 12 462 abitanti della provincia di Grosseto in Toscana.
Rinomato luogo di villeggiatura, si trova all'estremità meridionale della Toscana, nella Maremma Grossetana ed è parte dell'area geografica conosciuta come Costa d'Argento.
Il principale centro abitato è Porto Santo Stefano, sede comunale e capoluogo, situato sulla costa nord-occidentale del comune sparso che comprende l'intero promontorio; sulla costa sud-orientale si trova la frazione di Porto Ercole, di antiche origini.
L'intero promontorio è composto da mucchi di detriti calcarei che con il tempo hanno subito un'erosione di tipo carsico e marino, formando numerose grotte con presenza di stalattitistalagmitilaghetti sotterranei, gallerie e cunicoli che furono abitati in epoca neolitica
Nei pressi di Santa Liberata, in località Villa Domizia, si trovano i resti di una villa Romana risalente al I sec. a.C. edificata dai Domizi Enobarbi, famiglia dell'imperatore Nerone. La villa era dotata di una peschiera per l'allevamento del pesce, le cosiddette cetariae, con un complesso sistema di cisterne, gallerie, serbatoi, piscine termali e strutture portuali. Un portolano del III sec. d.C. (Itinerarium maritimum, dall'Itinerarium Antonini) ricorda che il luogo era segnalato col nome di Domitiana positio, in un elenco di approdi e porti risalente all'età imperiale. Nel 1572 sopra i ruderi romani fu costruita la torre di Santa Liberata che nella parte superiore fu distrutta dai tedeschi nel 1944 durante la seconda guerra mondiale. Per la presenza dei Domizi Enobarbi, Monte Argentario è stato, nel corso dei secoli, sede di numerosi ritrovamenti di materiale storico: laterizi, ceramiche di impasto, cinte murarie e strade romane.
Nella prima metà del Novecento in una cava del Monte Argentario sono stati rinvenuti i resti di un cranio fossile di un felide gigante vissuto nel Pleistocene, oltre 1,5 milioni di anni fa. Il fossile, rimasto a lungo un mistero per i paleontologi, era stato attribuito in passato a un esemplare femminile di giaguaro euroasiatico, ma nuovi studi condotti nel 2018 dall'Università di Perugia, dall'ateneo di Verona e dalla Sapienza di Roma, con la collaborazione dell'European synchrotron radiation facility, hanno consentito di attribuire il cranio alla specie Acinonyx pardinensis.

Voto alla città:8
Anno della foto:2015

Nessun commento:

Posta un commento